Ecobonus 2025: migliorare l’efficienza dell’azienda e aiutare il pianeta

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L’Ecobonus continua a essere uno degli incentivi più strategici per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Si tratta di un’opportunità concreta che coniuga vantaggi economici immediati con un impatto positivo e duraturo sull’ambiente.

Introduzione

Migliorare l’efficienza energetica di un edificio produttivo è un punto chiave nei processi di manutenzione programmata degli immobili aziendali. Una manutenzione ottimale deve tenere conto dei consumi energetici, perché il risparmio che ne deriva permette all’azienda di guadagnare in competitività

Negli ultimi anni, il tema dell’efficienza si è intrecciato con la sicurezza sismica, dando origine a una serie di agevolazioni fiscali, come l’Ecobonus e il Sismabonus, pensate per rendere il patrimonio edilizio italiano più moderno, sicuro e sostenibile.

L’inefficienza edilizia

La maggior parte degli edifici presenti sulla nostra penisola hanno un’età ragguardevole. Recenti stime dell’Istat riportano che dei 12,2 milioni di edifici censiti, circa il 60% siano stati costruiti prima del 1980. Il 42% ha addirittura più di 50 anni. 

La tecnologia costruttiva ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni, sia in ambito di isolamento dell’involucro edilizio, sia in ambito di impiantistica di riscaldamento. Molti fabbricati produttivi esistenti risalgono alla seconda metà del secolo scorso. Si tratta di strutture prefabbricate in calcestruzzo, senza alcun tipo di isolamento termico, dotate di impianti di riscaldamento vetusti e inefficienti. È impossibile paragonare le modalità costruttive dell’epoca a quelle attuali, perché troppe variabili hanno determinato un cambio drastico dell’approccio progettuale. 

In prima battuta consideriamo l’aumento del prezzo dei combustibili, in particolare di quelli fossili. Fino agli anni sessanta si pensava che il petrolio fosse una risorsa infinita e si progettavano involucri inefficienti con enormi perdite energetiche. Gli impianti termici erano sovradimensionati: le temperature di mandata erano fisse e non tenevano conto delle reali temperature interne ed esterne. Le tipologie impiantistiche più utilizzate erano a bassa inerzia termica, a partire dai caloriferi nelle abitazioni e ai generatori ad aria negli ambienti industriali. I sistemi di distribuzione non erano isolati e disperdevano la maggior parte del calore prodotto in atmosfera. I sistemi di pompaggio erano inefficienti, a portata fissa. 

Spesso non si teneva conto del processo di stratificazione del calore, soprattutto negli spazi a grande altezza, riscaldando a temperature elevate gli strati superiori degli ambienti per raggiungere temperature accettabili in quelli inferiori.

La sensibilità ambientale

Soltanto negli ultimi anni del secolo scorso, alcuni segnali di allarme hanno portato a una sensibilizzazione globale sul tema dell’energia. Si è capito che i combustibili, quelli fossili in particolare, non sono un bene inesauribile. L’attenzione verso l’ambiente è aumentata, perché fenomeni come il riscaldamento globale e gli effetti da esso determinati – siccità, desertificazioni, scioglimento dei ghiacci, innalzamento degli oceani – rischiano di causare danni irreversibili alla vita dell’uomo sulla Terra. Si sono intuiti i danni terribili dovuti all’inquinamento da uso di combustibili solidi, ossia alla produzione di polveri sottili, che ogni anno causa decine di migliaia di morti premature nel mondo

Una naturale conseguenza è stato l’aumento del prezzo dell’energia, che ha definitivamente invitato l’uomo a non sperperare uno tra i beni più preziosi a disposizione. A partire dalla famosa Legge 10 del 1991, e prima ancora dalla Legge 373 del 1976, hanno fatto la comparsa una serie di normative in edilizia mirate a ridurre i consumi energetici. Nel corso degli anni il panorama normativo in ambito energetico è cresciuto a dismisura, determinando un quadro legislativo complesso e farraginoso. Sebbene la maggior parte di queste norme siano di matrice europea, l’Italia ha prodotto testi e circolari sempre più articolati. 

Ai giorni nostri la maggior parte delle Regioni italiane dispone di una normativa propria, con un sistema di calcolo e di controllo autonomo. Ciò significa che i passaggi tecnici necessari a garantire l’efficienza energetica di un edificio in Lombardia sono leggermente diversi da quelli di un edificio in Liguria o in Emilia-Romagna. Oggi l’isolamento delle strutture costituenti l’involucro edilizio deve soddisfare criteri minimi, l’efficienza degli impianti non deve scendere sotto una certa soglia e, soprattutto, è necessario utilizzare fonti energetiche rinnovabili: energia solare, geotermia, energia eolica. 

Si è posta grande attenzione alla progettazione estiva, oltre che a quella invernale: involucri e impianti devono essere efficienti sia in riscaldamento sia in raffrescamento, prestando molta importanza alla schermatura estiva dei serramenti. 

Dall’attestato di prestazione energetica all’ Ecobonus 2025

A partire dai primi anni duemila, è diventata obbligo per nuove costruzioni, ristrutturazioni, atti di vendita e affitto la produzione dell’attestato di prestazione energetica (APE), ossia di un documento a firma di un tecnico abilitato che rappresenti il passaporto energetico degli immobili, indicandone i consumi e la classe di efficienza. 

Si va dalla classe A più virtuosa, che richiede meno di 30 KWh al metro quadro all’anno di energia primaria, alla classe G, inefficiente, che ne richiede oltre 160. Secondo uno studio condotto da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) in collaborazione con altri enti, si calcola che in Italia solo il 10% degli edifici appartenga alle classi più efficienti A e B. Si stima inoltre che passare dalla classe E alla D comporti una riduzione dei consumi di circa il 25%. Detto in altri termini si calcola che per un’abitazione di 120 metri quadrati in classe A nelle aree alpina e padana si risparmiano 1600 euro all’anno rispetto a una casa in classe G. 

Diviene semplice stimare il risparmio rapportato a grandi palazzine uffici o ad ambienti produttivi, che per esigenze produttive a ciclo continuo necessitano di un riscaldamento continuo. A partire dall’ultimo decennio il risparmio energetico in edilizia è fortemente incentivato dallo Stato italiano. 

L’Ecobonus 2025 prevede detrazioni fiscali per interventi di riqualificazione energetica, con aliquote che variano in base al tipo di immobile e all’intervento effettuato. Per le abitazioni principali, la detrazione è del 50%, mentre per gli altri immobili è del 36%. 

A partire dal 2025, l’Ecobonus non copre più le spese per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con caldaie a gas alimentate da combustibili fossili. Questa esclusione rientra in una più ampia strategia di riduzione delle emissioni di CO2. 

Per gli interventi coperti dall’Ecobonus, è previsto un limite massimo di spesa detraibile, che nel 2025 è di 48.000 euro per le seconde case e immobili aziendali. 

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